martedì 10 ottobre 2017

Il castello - New Allow

Il castello è un complesso di strutture fortificate, tipico del Medioevo, costruito per ospitare una guarnigione di soldati, con il loro comandante (il castellano) ed i suoi familiari. Esso sorge solitamente in un luogo strategico, in posizione elevata e facilmente difendibile. Il nome odierno deriva dal volgare castellum, a sua volta dal latino castrum, cioè "insediamento militare". Furono, infatti, i romani a sviluppare un accampamento organizzato con diverse strutture di difesa. Tuttavia con la caduta dell'Impero e il conseguente annullamento del potere centrale che si cominciò a sviluppare l'idea di un edificio fortificato adatto a difendere un territorio. Molti castelli in principio erano solo delle torri di guardia isolate, solitamente di legno, adatte a proteggere appezzamenti di terreno e a controllare passaggi obbligati.
Con il passare degli anni, il castello diventa un complesso di edifici fortificati, a volte comprendenti un intero borgo, abitato dal popolo che serve il signore e che, all'occorrenza, si rifugia all'interno del complesso fortificato, sopportando assedi. Sede del signore, rimase per tutto il Medioevo il centro amministrativo e giuridico. Nel tardo Medioevo si assiste all'edificazione di castelli nelle grandi città, allo scopo di controllarle e far fronte alle insubordinazioni cittadine. La ricerca storiografica ha indicato il X secolo come l'inizio di un vero e proprio incastellamento. Il castello ha funzione difensiva fino al tardo XVI secolo quando i castelli medioevali vengono fortemente trasformati, a causa del forte utilizzo di armi da fuoco. Le torri alte e e svettanti diventano più basse e larghe, fino a diventare bastioni a forma di punta, per meglio deviare i colpi d'artiglieria. Viene anche abbandonata la fisionomia difensiva per compartimenti stagni in favore di una più ampia accessibilità delle varie parti, in modo da poter agevolmente raggiungere i punti sotto attacco e rifornirli di munizioni e uomini. Il passaggio dai castelli medioevali del primo tipo a quelli aggiornati per la difesa dai colpi delle armi da fuoco sempre più potenti, avviene per gradi, con strutture dette di transizione o rocche di transizione. Si ha il progressivo infossamento, dove il fossato non serve per il riempimento con acqua ma per nascondere le file di bombarde più in basso. I fossati, infatti, potevano essere colmi d'acqua (di cui un bellissimo esempio è il castello degli Este a Ferrara, alimentato dall'acqua del Po) oppure essere più semplici. Il fosso impediva al nemico di attaccare le torri dal basso, cercando di farle crollare e permetteva di mantenerlo ad una certa distanza tale da essere colpito dalle frecce. Poteva essere superato tramite ponti fissi in muratura o ponti levatoi in legno, i quali venivano sollevati in caso di attacco, impedendo alla fanteria di colpire direttamente o di raggiungere l'ingresso.  Si passa ad un maggior spessore delle mura, ai torrioni tondi ma con l'aggiunta di una punta che assumono la forma di asso di picche. La punta serve ad evitare che i nemici potessero raggiungere il punto cieco nel quale non potevano essere raggiunti da colpi incrociati provenienti dagli altri torrioni vicini. Nascono, quindi, le fortificazioni e le cittadelle mentre i castelli, non più modificabili efficacemente per resistere alle pressanti innovazioni, vengono ristrutturati come residenze signorili per le famiglie nobili oppure diventano delle prigioni.
I castelli medievali presentavano la caratteristica architettonica della merlatura, che consiste in un'alternanza di settori pieni e vuoti nella parte terminale della muratura cosi a formare una sommità dentata. Scopo delle merlature era proteggere i soldati sui camminamenti dagli attacchi di arcieri. Dai bordi dei merli si aprivano le caditoie, delle botole che consentivano di versare sui nemici olio, acqua bollente o punte. I merli possono avere due stili architettonici: si definiscono merlature ghibelline quelle che presentano sommità a coda di rondine mentre si definiscono merlature guelfe quelle a corpi quadrati.










Fonti
Siti internet
Enciclopedia
Libri storici accademici

Edgar Allan Poe: la sua morte... nell'ombra

“Del pari non è riparato quando il vendicatore manca di manifestarsi come tale a colui che ha fatto il torto” 

Così scrive Edgar Allan Poe nel suo racconto il barile di Amontillado, appartenente all’ insieme dei racconti di vendetta e assassinio. Una domanda sorge spontanea … questa frase è una semplice parte dell’ introduzione di un racconto dettato dalla grande immaginazione dell’artista oppure, se ben compresa, testimonia una verità? E’ vero … questo autore aveva una vita molto scapestrata, quasi senza regole.

Lo si poteva definire come un “genio della perversione” ma pur sempre un genio. Se si analizzano la maggior parte dei suoi racconti, possiamo notare molti messaggi e consigli che fluiscono dal testo come informazioni dapprima impercettibili. Nel racconto del barile di Amontillado nominato prima, Edgar Allan Poe scrive, come in molti altri racconti, in prima persona. Si può capire la finzione che è alla base di questo fatto, ma durante la finzione afferma di essere parte di una confraternita: la massoneria. Ecco il motivo della domanda sopra riportata …. E se attraverso i suoi racconti avesse detto troppo? Se avesse avuto intenzione di rilevare qualcosa di più di quello di cui lui era a conoscenza? Lascio a voi la risposta a questi interrogativi … ma Il 7 Ottobre del 1849 venne trovato,secondo la storia ufficiale, in stato di delirium tremens sulla banchina del porto di Baltimora. Ricoverato in ospedale, muore dopo qualche giorno probabilmente di emorragia cerebrale. Le circostanze esatte della sua morte non furono,però, mai state chiarite: nessuno infatti ha mai scoperto perché lo scrittore si trovasse a Baltimora. L’ipotesi più comune dice fosse alla ricerca disperata della poetessa Shelton, che non riuscì a trovare finendo invece nelle mani di alcuni sostenitori del partito Whig. Questi, dopo averlo sequestrato, picchiato e fatto ubriacare, lo avrebbero costretto a girare tutti i seggi elettorali della città per farlo ripetutamente votare a sostegno del partito (ogni volta con documenti falsi diversi) per poi lasciarlo dove venne ritrovato in stato deplorevole. Alcuni sostengono invece che Poe si trovasse a Baltimora per partecipare alle sedute di una setta esoterica di cui faceva parte, finendo poi vittima dei suoi stessi eccessi. La cronaca racconta,anche, che il celebre scrittore sparì durante un viaggio da Richmond verso New York e una settimana dopo fu ritrovato in preda al delirium tremens nei pressi di Baltimora. La verità non la sapremo mai. “ Aveva 40 anni e nella corsia dell'ospedale nessuno sapeva che quel povero corpo apparteneva ad uno dei maggiori scrittori di tutti i tempi. Alcuni suoi "colleghi", approfittando del suo decesso, si lasciarono andare a triviali e puerili considerazioni moralistiche [….]. Va detto, però, che il genio di Poe non ebbe nel mondo anglosassone a lui contemporaneo quei riconoscimenti che gli vennero soprattutto dalla Francia; da lui, dalla sua concezione della poesia come attimo lirico, derivò, attraverso Baudelaire (suo entusiastico estimatore e traduttore), Mallarmé e Rimbaud, il concetto di poesia pura, mentre nella prosa fu un indiscusso e ineguagliato maestro. E' il destino di sempre cui deve sottostare chi è troppo grande per la propria epoca […]. “Prefazione di Gabriele La Porta, Tutti i racconti del mistero, dell’incubo e del terrore E.A. Poe".
Ancora oggi si cerca di scoprire la verità sulla sua morte e questo interrogativo a suscitato la curiosità di molti scrittori e registi, i quali hanno dedicato libri e pellicole sul giallo che sembra circondare la morte di uno dei più gradi artisti americani( un esempio è il libro di Matthew Pearl “L’ombra di Edgar” e il film “The death of Poe di Mark Redfield).

lunedì 9 ottobre 2017

La società feudale - New Allow

Il feudalesimo è l'organizzazione politica, sociale ed economica che ha caratterizzato la storia europea fra il IX ed il XIII secolo, per la quale si ha la prevalenza del mondo rurale su quello urbano ed il frazionamento dell'autorità e dell'unità territoriale dello Stato. Con questo sistema, i sovrani concedevano terre in usufrutto ai propri collaboratori mediante una cerimonia solenne definita investitura, durante la quale chi avrebbe ricevuto il feudo, veniva investito come vassallo del suo signore e gli giurava fedeltà. I feudi erano dei territori a volte molto vasti, per tanto i feudatari potevano concedere a loro volta parte del territorio ai propri sottoposti, definiti valvassori, i quali facevano lo stesso con i propri subalterni, definiti valvassini.


I feudatari si batterono perché il beneficio loro concesso non fosse più revocabile e nell'877 il capitolare di Quierzy determinò l'ereditarietà dei feudi maggiori mentre nel 1037 ciò venne riconosciuto anche per i feudi minori con la Constitutio de feudis. Come conseguenza, cominciò a diminuire il potere centrale ed i sovrani cominciarono a battersi per la progressiva eliminazione dei privilegi e delle prerogative feudali.

La società feudale
La società feudale era divisa in tre ordini: i nobili, gli ecclesiastici ed i contadini. Tra la nobiltà e gli ecclesiastici facevano parte coloro che potevano diventare vassalli del re costituendo la nobiltà fondiaria e la nobiltà ecclesiastica. I contadini, invece, erano considerati servi, poiché erano obbligati ad effettuare un lavoro anche gratuito per pagare le tasse e subivano il controllo e le decisioni del feudatario o del signore. Della società feudale facevano parte anche i coloni, formalmente liberi ma ricevevano dal signore un terreno in affitto da coltivare autonomamente. Con questo sistema, si sviluppò la cosiddetta economia curtense, basata sulla produzione di tutto ciò che serviva per la sopravvivenza dei signore e dei contadini direttamente nelle grandi proprietà, per difficoltà di ottenere prodotti dall'esterno. Curtense deriva da curtis, possedimento fondiari di notevoli dimensioni, diviso in due parti distinte:
  • pars dominica: definita anche parte padronale, gestita direttamente dal proprietario e dai suoi amministratori, con terre sempre coltivate dai servi ma erano le terre migliori;
  • pars massarius: definita anche parte colonica, ovvero appezzamenti di terreno concessi a coltivatori, liberi o servi, da cui il proprietario prendeva un pagamento di quote in denaro oppure in natura. Coloro che usufruivano di questi appezzamenti, venivano chiamati mans ed avevano l'obbligo di effettuare delle giornate di lavoro gratuite nella pars dominica. 
















Fonti
Libri storici accademici

domenica 8 ottobre 2017

Il MEDIOEVO - New Allow

Il Medioevo è il termine con il quale si indica quel periodo della storia europea posto tra l'era antica e quella moderna, cioè dalla caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476) e conclude con la scoperta dell'America (1492). Nei secoli passati questo arco di tempo veniva detto periodo dell'oscurantismo, mentre oggi tale definizione è storicamente superata. La fase iniziale del Medioevo, fino a tutto il 1000 d. C., viene chiamata Alto Medioevo, seguito poi dal Basso Medioevo. Nel Medioevo tutta l'Europa occidentale subiva l'influenza della Chiesa Cattolica Romana e il papa esercitava un potere maggiore di quello del sovrano. L'importanza della religione è testimoniata dalle cattedrali, dai monasteri e dalle chiese parrocchiali che sorsero numerosissime in tutta l'Europa, prima improntate sullo stile romanico (che usava largamente l'arco a tutto sesto e la copertura a volte), poi a quello gotico (caratterizzato dall'impiego dell'arco a sesto acuto). I castelli ancora presenti in tutta Europa ricordano che questa fu l'epoca del feudalesimo. Durante il Medioevo i territori incolti dell'Europa vennero colonizzati e trasformati in terre coltivabili o in pascoli, da cui gli uomini traevano tutto il loro sostentamento. Misurate secondo il metro tradizionale, le città medioevali erano piuttosto piccole e formate in gran parte da basse abitazioni di legno. Le uniche costruzioni in materiali più pregiati e duraturi erano quelle religiose. 
L'Alto Medioevo fu la definizione che gli eruditi del Rinascimento diedero al periodo che seguì la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, una difficile fase di transizione per tutta l'Europa. Quest'epoca vide il progressivo sgretolamento di tutte le antiche istituzioni, ma pose le premesse per l'affermazione di una civiltà nuova, basata sui valori del cristianesimo. L'indebolimento degli eserciti romani posti a difendere i confini vacillanti dell'Impero permise a numerose onde barbariche come i Goti, i Vandali, gli Unni di riversarsi su tutta l'Europa, distruggendo e saccheggiando ciò che i Romani avevano costruito e stabilendosi definitivamente in molti dei paesi conquistati. Da sud gli Arabi e le altre popolazioni islamiche sferravano senza tregua i loro attacchi, i Sassoni devastavano l'Europa orientale, e dai pesi scandinavi i Vichinghi vennero ripetutamente con le loro lunghe navi, razziando tutte le coste occidentali e spingendosi fino alla Sicilia e alle coste dell'Italia meridionale. Grandi personalità come quella di Carlo Magno, di Alfredo d'Inghilterra, di Ottone I di Germania cercarono di porre freno al progressivo "imbarbarimento" dei costumi, ricreando intorno a loro un'atmosfera di studi e di culture che, pur attingendo al patrimonio classico, assorbiva anche gli apporti positivi dei popoli nuovi. La chiesa contribuì notevolmente all'opera di conservazione delle tradizioni antiche. Nei monasteri si continuò a leggere e a scrivere e grazie a questo infaticabile lavoro fu possibile salvare alcuni degli antichi testi e continuare a studiarli e a ricopiarli. Distrutti i monasteri e le chiese di una regione, restavano sempre abbastanza vestigia altrove perché i missionari incominciassero tutto da capo, una volta che il peggio era passato. Nelle umili celle dei monaci irlandesi si insegnava ancora il greco, quando ormai questa lingua era quasi completamente scomparsa dall'Europa. A quell'epoca il livello di civiltà dell'Impero d'Oriente era molti più alto di quello d'Occidente. Verso la fine dell'XI secolo ebbe inizio un lungo periodo di rinascita. Si scoprì molto della perduta cultura greca e su queste basi fu edificato un modo di vivere più fecondo.
Nel Basso Medioevo, a partire dal XII secolo, si svilupparono i Comuni, città del governo autonomo, dove le corporazioni dei mercanti e degli artigiani potevano vivere sottraendosi sempre più al controllo dei signori, dei preti e monaci. Su questo periodo intermedio incombette in molte zone dell'Europa l'ombra minacciosa della carestia e della peste. Entro il XIII secolo la produzione di generi alimentari non riusciva a far fronte all'incremento demografico e la Morte Nera (la peste), nel 1348- 49 e anche successivamente, uccise numerose persone. Superate queste tremende avversità, subentrò una fase di grandi cambiamenti. Gli studiosi cominciarono ad abbandonare le antiche convenzioni che nessuno, prima di allora, aveva osato mettere in dubbio. Durante il Rinascimento, si assistette al fiorire di una nuova concezione della vita che segnò l'inizio della storia moderna. 







Fonti
Enciclopedia
Libri storici accademici

venerdì 6 ottobre 2017

Ipazia di Alessandria - New Allow

Tra il IV ed il V secolo d. C. ad Alessandria d'Egitto c'era una donna chiamata Ipazia, figlia del filosofo Teone. Fu cresciuta ed istruita nelle scienze matematiche, nell'astronomia e soprattutto nella filosofia. Provenendo dalla scuola di Platone e di Plotino, lei spiegò i principi della filosofia ai suoi uditori, molti dei quali venivano da lontano per seguire le sue lezioni. Commentava pubblicamente Platone, Aristotele o i lavori di qualche altro filosofo per tutti coloro che desiderassero ascoltarla. Fu una donna giusta, casta, rimase sempre vergine e di una rara bellezza tanto quanto la sua intelligenza superiore a quella del padre. Era articolata ed eloquente nel parlare come prudente e civile nei suoi atti. Facendo conto sulla padronanza di sè e sulla facilità di modi che aveva acquisito in conseguenza dello sviluppo della sua mente, non raramente apparve in pubblico davanti ai magistrati e nè si sentì in imbarazzo nell'andare ad una riunione di uomini. Ipazia era solita, infatti, indossare il mantello del filosofo ed andare nel centro della città. Tutti gli uomini, tenendo conto della sua straordinaria dignità e della sua virtù, l'ammiravano e l'intera città cominciò ad adorarla ed apprezzarla. Frequenti erano i suoi incontri con il praefectus augustalis del tempo, Oreste, il quale apprezzava i suoi saggi consigli. La grande ammirazione dei cittadini la rese vittima della gelosia politica che in quel tempo prevaleva. In particolare,  uno scontro diretto partì dal vescovo Cirillo, vescovo della setta di opposizione (il cristianesimo), il quale non riusciva ad ottenere una riconciliazione con il praefectus Oreste. Accade che un giorno il vescovo Cirillo passò presso la casa di Ipazia e vide una grande folla di persone e di cavalli di fronte la sua porta: chi arrivava, chi sostava e chi partiva. Quando lui chiese perché c'era una tale folla ed il motivo di tutto quel clamore, gli fu detto dai seguaci della donna che era la casa di Ipazia, il filosofo e che lei stava per salutarli. Si trattava in realtà delle sedute private (idia) ,in cui la maestra radunava il suo cenacolo di iniziati, un'élite. Lezioni contrapposte a quelle pubbliche tenute, come faceva suo padre, in una sede pubblica. Il vescovo fu colpito dall'invidia e cominciò a progettarne l'assassinio. Partì una calunnia dal popolino cristiano secondo cui gli incontri tra Ipazia ed il praefectus fossero poco virtuosi e che era lei la causa della mancata riconciliazione con il vescovo. Spinti da zelo fiero e bigotto, quindi, un gruppo di fanatici cristiani le tesero un'imboscata mentre ritornava a casa. La portarono nella chiesa chiamata Caesareum, dove la spogliarono completamente e poi l'assassinarono. Dopo aver fatto il suo corpo a pezzi, portarono i lembi strappati in un luogo chiamato Cinaron, e la li bruciarono. Anche se la filosofa stessa è perita, il suo nome sembra ancora magnifico e e venerabile per gli uomini che esercitarono il potere negli anni a venire. 
Secondo il vescovo cristiano Giovanni, di Nikiu, Ipazia era un filosofo femmina, pagana che si dedicò completamente alla magia, agli astrolabi ed ingannò molte persone con stratagemmi satanici. Il prefetto, infatti, l'onorava esageratamente perché lei l'aveva sedotto con le sue arti magiche tanto che iniziò a non frequentare più la chiesa come era stato suo costume. La morte di Ipazia avvenne poiché ci fu uno scontro tra pagani e cristiani, per il quale i primi erano stati responsabili della morte dei loro avversari attraverso l'inganno. I cristiani si vendicarono, riuscendo ad impadronirsi di sinagoghe di ebrei, purificandole e trasformandole in chiese ed eliminando il male ingannatore della città, di cui il simbolo era anche Ipazia. 
Indipendentemente dal ruolo avuto, Ipazia impartiva un'insegnamento iniziatico all'aristocrazia ellenica, applicando il senso della "nobile bugia" platonica nell'accettazione dei dogmi del cristianesimo. Se avesse scoperto qualcosa di nuovo oppure no, se avesse indotto un legame religioso e/o spirituale tra pagani e cristiani, la figura di Ipazia non dovrebbe essere dimenticata, poiché la sua morte intorno al V secolo d. C. ha segnato l'inizio della rinascita della cultura bizantina. 










Fonti
Siti internet
Historia Ecclesiastica di Socrate Scolastico
Dalla vita di Isidoro di Damascio, riprodotta nel Suda
Dalla cronaca di Giovanni, vescovo cristiano di Nikiu
Ipazia, La vera storia, di Silvia Ronchey

Benvenuto

Mi sembra doveroso dare il benvenuto a colui il quale entra attraverso questa piccola finestra.
Questo blog non vuole avere la presunzione di dare verità assolute o riflessioni indiscusse. Nasce dalla volontà di concedere informazioni mancanti attraverso dei pensieri liberi ed indipendenti. Nel postare parole date, appunto, dal libero pensiero ci potranno essere dei riferimenti a vicende, persone, storie di cui non si conosceva l'esistenza e si potranno approfondire argomenti considerati interessanti. Come autrice di questo blog, sono aperta ai confronti ed eventuali commenti che invito vivamente a lasciare, cosi da incrementare il vostro, il nostro interesse e comprendere, soprattutto, ciò che stimola la pubblica curiosità.
Per coloro i quali spenderanno il proprio tempo a leggere i post qui presenti, auguro una buona lettura e che il tempo speso sia piacevole.