martedì 17 marzo 2020

Meccanismo di riproduzione di virus a RNA - New Allow





Una tipologia di virus che infetta le cellule eucariotiche, che riesce ad integrarsi nel cromosoma della cellula ospite, prende il nome di retrovirus a RNA. L'integrazione di un virus a RNA in un cromosoma a DNA può avvenire grazie ad una proteina importante, un enzima che si trova all'interno del virus che prende il nome di trascrittasi inversa. Una volta entrato nella cellula ospite, l'RNA virale viene copiato dalla trascrittasi inversa per ottenere un filamento singolo di DNA complementare (cDNA), dal quale, dopo una complessa serie di operazioni, si origina una molecola di DNA a doppio filamento che si inserisce nel cromosoma della cellula ospite.
 
Virus HIV , AIDS
Virus HIV

Dopo essere stato integrato nel cromosoma ospite, il DNA derivante dall'RNA virale utilizza l'RNA polimerasi e le altre risorse della cellula ospite per sintetizzare nuove molecole di RNA virale e di proteine , che vengono poi impacchettate in nuove particelle virali. Un esempio di questa tipologia è il virus noto come HIV dell'immunodeficienza umana, ossia la causa della malattia conosciuta come AIDS.



Covid - 19
Coronavirus
Alcuni virus ad RNA, però, possono seguire un ciclo replicativo in maniera differente, come nel caso di  virus aventi un materiale genetico costituito da RNA a filamento positivo. In questo caso, infatti, l'RNA virale entrante nella cellula ospite, non viene copiato dalla trascrittasi inversa ma viene utilizzato direttamente come mRNA per la sintesi delle proteine virali.



Un esempio di questa tipologia di virus è il Coronavirus, responsabile della patologia denominata Covid - 19 (dove "Co" sta per corona, "Vi" sta per virus, "D" sta per desease, "19" indica la data in cui si è manifestata).
Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito del Ministero della salute ai seguenti link:

http://www.salute.gov.it/portale/home.html

http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioFaqNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&id=228











Fonte
Titolo: Invito alla biologia         Autori: H.Curtis, N. S. Barnes       Casa Editrice: Zanichelli
Sito del Ministero della Salute

venerdì 13 marzo 2020

Cicli di riproduzione dei virus - New Allow

Agli inizi degli studi sui virus che infettavano i batteri si osservò che un'infezione virale poteva dare origine a una colonia di cellule batteriche apparentemente non infette. Si scoprì che la causa di questo fenomeno era la capacità di certi virus di rimanere latenti per molte divisioni cellulari. Questi virus furono chiamati batteriofagi o fagi temperati.



Risultato immagini per Batteriofagi
Batteriofago

Il DNA dei fagi temperati, definito profago, può integrarsi in siti specifici del cromosoma ospite e duplicarsi insieme al cromosoma stesso, seguendo il cosiddetto ciclo lisogenico. Con il passare del tempo, però, e anche inseguito a un danno cellulare della cellula ospite, il profago può attivarsi e dare inizio ad un nuovo ciclo litico. Durante questo ciclo, il DNA della cellula ospite si frammenta e quando vengono assemblati nuovi virus, alcuni frammenti di DNA, spezzati a caso, possono rimanere inglobati in queste particelle virali, anche se il quantitativo di DNA che può essere racchiuso al loro interno è limitato. Se i virus infettano una nuova cellula ospite all'interno della quale non svolgono il ciclo litico, i geni portati via dagli ospiti precedenti possono essere incorporati nel cromosoma di questa nuova cellula. Questo processo è chiamato trasduzione generalizzata poiché un qualsiasi gene può essere trasferito mediante questo procedimento. Quando, invece, il DNA della cellula ospite viene scelto in modo limitatamente specifico, il processo prende il nome di trasduzione specializzata. Le parti del cromosoma batterico portate da un virus vengono duplicate durante i successivi cicli litici. Infatti, se il DNA di uno di questi virus entra all'interno del cromosoma del nuovo ospite, i geni appartenenti all'ospite precedente restano inseriti nel cromosoma del nuovo ospite e diventano parte del suo patrimonio genetico.

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Virus influenza eucariotico

Anche alcuni virus che infettano le cellule eucariotiche (che costituiscono il nostro organismo pluricellulare) possono integrare i loro geni all'interno del DNA cromosomico della cellula ospite. Una volta avvenuta l'integrazione, questi virus si chiamano provirus, i quali possono essere virus a DNA oppure retrovirus a RNA. I virus a DNA, quindi, possono inserirsi nel DNA cromosomico della cellula ospite oppure iniziare un ciclo litico.
































Fonte
Titolo: Invito alla Biologia ;  Autori:Autori: H. Curtis, N.S. Barnes et all.;   Casa editrice: Zanichelli

Caratteristiche genetiche dei virus - New Allow

Il primo virus venne osservato verso la fine dell'Ottocento, si trattava di un virus che colpiva le foglie di tabacco, conosciuto come mosaico del tabacco. Il virus era cosi piccolo ed in grado di moltiplicarsi. Il primo virus patogeno per gli esseri umani ad essere identificato, invece, fu nel 1900, ovvero il virus della febbre gialla. Essendo estremamente piccoli, solo con l'invenzione dei microscopi elettronici fu possibile osservare e identificare la struttura dei virus e cominciare a studiare soprattutto quelli che aggrediscono l'organismo umano.
Risultato immagini per capside virus
Esistono diverse tipologie di virus, che si possono classificare in base al tipo di cellula ospite che essi infettano o alle loro diverse caratteristiche: per esempio, il tipo di acido nucleico che possiedono, RNA o DNA, o l'aspetto conferito dalle proteine che costituiscono l'involucro esterno, quindi elicoidale oppure poliedrico.
I virus sono costituiti da una molecola di acido nucleico racchiusa in un un involucro proteico, detto capside, che può essere costituito da un'unica molecola proteica ripetuta oppure da proteine diverse. Alcuni virus, come quello dell'influenza, hanno, all'esterno del capside, un rivestimento lipoproteico che deriva dalla membrana della cellula ospite. Inoltre, gran parte dei virus presenta sulla superficie numerose glicoproteine di membrana che svolgono una funzione di riconoscimento delle cellule bersaglio e facilitano la penetrazione all'interno di esse.


La specificità di questi involucri sterni, pertanto, determina il tipo di cellula ospite da aggredire: per esempio, il virus che provoca il comune raffreddore invade le cellule del rivestimento del sistema respiratorio umano.
I virus non contengono il citoplasma né organelli membranosi, per tanto possono moltiplicarsi soltanto all'interno di una cellula viva: dentro la cellula ospite, l'acido nucleico virale dirige la produzione di nuovi virus, utilizzando i materiali di base della cellula stessa. In alcune infezioni virali, il rivestimento proteico viene rilasciato fuori dalla cellula ed entra solo l'acido nucleico, mentre in altre, il virus completo entra nella cellula ma il rivestimento proteico viene comunque distrutto dagli enzimi cellulari e l'acido nucleico viene liberato.


Risultato immagini per DNA e RNA
L'acido nucleico virale può essere costituito da DNA o RNA, quindi a doppio o a singolo filamento, circolare o lineare. Quando i virus a DNA infettano la cellula, il DNA virale si duplica formando molte molecole di DNA e viene poi trascritto in mRNA, il quale dirige la sintesi delle proteine virali. Il cromosoma virale codifica sempre per le proteine del rivestimento e per uno o più enzimi coinvolti nella sua duplicazione. Nella maggior parte dei casi, i geni virali codificano anche per gli enzimi che, una volta assemblate le nuove particelle virali, consentono di demolire la cellula ospite e di fuoriuscire.
























Fonte
Titolo: Invito alla Biologia       Autori: H. Curtis, N.S. Barnes et all             Casa Editrice: Zanichelli

mercoledì 11 marzo 2020

Unità d'Italia e la sua organizzazione - New Allow



Risultato immagini per Piemontetizzazione  Il 14 Marzo 1861 avvenne la proclamazione del Regno D'Italia, che ebbe come re Vittorio Emanuele II e lo Statuto albertino come carta costituzionale. Lo stato concesso da Carlo Alberto nel 1848 attribuiva un ruolo centrale e molto forte alla monarchia: il re era capo dello Stato e comandante di tutte le forze di terra e di mare.   Il re era anche responsabile della politica estera e gli spettava di nominare tutte le cariche dello Stato, promulgare Leggi, emanare la giustizia e anche guidare il governo. La stessa funzione del Parlamento era soggetta alle decisioni del re, che aveva la facoltà di convocare e sciogliere le Camere, oltre al potere di propagarne le sessioni. Il governo, perciò, non aveva bisogno della fiducia del parlamento, ma doveva rispondere al suo operato soltanto al re. 

La prima questione da risolvere nella costruzione del nuovo Stato riguardava la scelta tra centralismo e decentramento. Giuseppe Ferrari l'aveva coraggiosamente avanzata nel 1860, quando, intervenendo al parlamento subalpino nel dibattito sulle modalità di annessione delle province meridionali, aveva invocato il sistema federale, poiché solo con esso si sarebbe garantita l'autonomia dei singoli Stati e impedito i danni che già stava provocando il sistema piemontese, con la sovrapposizione di uno Stato unitario a tutti gli altri Stati italiani. Anche Carlo Cattaneo, pur se fuori dal parlamento, non aveva mancato di far sentire il suo appoggio alla scelta dell'ordinamento federale, come si evince dal suo scritto nel luglio del 1860 a Francesco Crispi, che si trovava allora in Sicilia con Garibaldi.
Risultato immagini per Cavour
Camillo Benso conte di Cavour

Anche se fermi nell'avversione al federalismo, fino a quel momento Cavour e la maggior parte dei moderati avevano sempre guardato con fervore alle forme di self - government che si erano realizzate in Inghilterra e ritenevano opportuno introdurre anche in Italia un sistema politico - amministrativo fondato sul decentramento, che garantisse la salvaguardia delle identità regionali e delle autonomie locali. Luigi Carlo Farini e Marco Minghetti che, succedutisi al ministero dell'Interno tra il marzo e l'ottobre del 1860, si erano schierati a favore dell'introduzione del decentramento nell'ordinamento amministrativo dello Stato. Nel marzo del 1861 Minghetti presentò al parlamento quattro disegni di legge sul decentramento, di cui uno conteneva anche la proposta dell'istituto regionale, a causa della varietà notevolissima delle tradizioni, delle abitudini degli Stati preunitari, che rendeva particolarmente arduo il passaggio all'unificazione legislativa e civile. Non si arrivò, però, ad alcun risultato poiché emerse subito, tra le altre, la difficoltà di definire, sul piano concreto, quali dovessero essere le regioni: alcune sembravano troppo grandi, altre troppo piccole, mentre il Mezzogiorno, considerato come regione unica, era troppo ampio e impossibile da dividere in ambiti regionali per la mancanza di città che potessero diventare capoluoghi amministrativi.
Abbandonata definitivamente ogni ipotesi di decentramento amministrativo, tra l'ottobre e il novembre del 1861 furono emanati da Bettino Ricasoli, succeduto a Cavour dopo la sua improvvisa morte nel giungo precedente, una serie di decreti che segnarono un passaggio netto verso una struttura statale fortemente accentrata, realizzata mediante l'estensione a tutta l'Italia dell'ordinamento provinciale già applicato alla Lombardia. L'Italia fu divisa in 59 province, ognuna delle quali ebbe a capo un prefetto di nomina regia, che rappresentò lo strumento di cui si sarebbe servito il governo centrale per controllare tutta la vita locale, dall'ordine pubblico alla gestione dei lavori pubblici, alla sanità e all'istruzione.

Risultato immagini per PiemontetizzazionePer la legge elettorale fu esteso all'Italia il sistema elettorale maggioritario a due turni, fondato sul collegio uninominale. Per esercitare il diritto di voto era necessario essere maschi e cittadini italiani, avere almeno 25 anni, saper leggere e scrivere, pagare un'imposta annua non inferiore a 40 lire. Il limite di censo non era previsto per le categorie professionali che formavano le classi medie: nell'elenco dettagliato che accompagnava la legge erano inclusi laureati, professori, medici, geometri, farmacisti, ecc., tutti in possesso di "cognizioni sufficienti per potare un giudizio sulle opinioni ed il carattere dei candidati". Sulla base delle situazioni patrimoniali e della struttura socio - professionale dell'Italia di allora, solo l'1.9% dell'intera popolazione aveva i requisiti per esercitare il diritto di voto, cioè poco più di 400 mila italiani. Con questo sistema elettorale era rappresentata in parlamento solo una piccola parte della nazione.


Una rappresentatività di tipo diverso presiedeva alla formazione del Senato: la nomina dei suoi componenti, che restavano in carica a vita, non si fondavano sul principio della elettività ma spettava al re, che poteva però sceglierli solo all'interno di una seria di categorie rigidamente fissate dallo Statuto e che comprendevano i gradi più alti della burocrazia, dell'esercito e del clero. Il Senato, dunque, era controllato dal re attraverso la nomina di senatoria a lui fedeli, per i quali il primo obbligo era un costante sostegno delle prerogative regie. Inoltre, non era a numero chiuso, quindi, in caso di opposizione del Senato a progetti di legge già approvati dalla Camera, attraverso le cosiddette infornate di senatori governativi si riusciva a modificare la composizione del Senato a favore del governo.
Il Parlamento in realtà non era rappresentativo di una borghesia nazionale coesa e omogenea ma di diverse borghesie regionali. Il tentativo di unificarle, attraverso la piemontesizzazione, aveva solo reso più complicata la situazione. Con l'Unità, Cavour credette che la formazione di un mercato nazionale avrebbe consentito d'indirizzare la vita economica italiana sulle stesse linee che egli aveva tracciato per il Piemonte. Il primo obiettivo perseguito da Cavour in economia fu perciò l'abolizione delle barriere doganali tra il Piemonte e i singoli regni che via via si andavano aggregando al nuovo Stato. A essi vennero estese le tariffe piemontesi e la lira piemontese. la cui adozione fu resa definitiva nel 1862 con l'approvazione della legge di unificazione monetaria. Ciò, però, impedì di prevedere le conseguenze negative che l'abbassamento immediato di circa l'80% dei dazi protettivi avrebbero provocato in regioni, come quelle meridionali, dove le attività imprenditoriali si erano sviluppate soprattutto con la protezione doganale. Cavour era comunque convinto che la creazione del mercato nazionale e l'adozione di una politica economica liberista erano le condizioni per lo sviluppo degli scambi interni e per l'inserimento dell'Italia nel mercato internazionale.





















Fonte
Titolo: Storia D'Italia dall'Unità ad oggi               Autore: A. Lepre, C. Petraccone
Casa Editrice: Il Mulino

lunedì 9 marzo 2020

I MISCUGLI - New Allow

I corpi e gli oggetti che ci circondano sono quasi sempre costituiti da più materiali e perciò questi sistemi vengono indicati con il termine generico di miscugli. In particolare, essi possono suddividersi in:

- Miscugli eterogenei: quelli più facili da individuare perché in genere i diversi componenti che li costituiscono si riconoscono nettamente. I componenti, infatti, mantengono le loro proprie caratteristiche e ciò permette di individuarli anche se sono ben mescolati, in quantità e proporzioni differenti. Inoltre, i singoli componenti possono essere separati mantenendo immutate le loro proprietà. Per tanto, le proprietà di un miscuglio eterogeneo possono risultare diverse nelle diverse porzioni del miscuglio;
Esempio di miscuglio eterogeneo: acqua e olio


- Miscugli omogenei: i componenti sono mescolati in modo tale da perdere alcune caratteristiche esteriori e non sono più individuabili. I componenti possono essere mescolati in moltissime proporzioni e possono essere separati se si cambia il loro stato di aggregazione o se si sfrutta la loro diversa solubilità. Le proprietà di un miscuglio omogeneo sono assolutamente le stesse in qualunque suo punto.


Esempio di miscuglio omogeneo: zucchero, caramello ecc.




Una delle caratteristiche dei miscugli, sia omogenei che eterogenei, consiste nella grande variabilità nel rapporto in cui sono presenti i componenti. La quantità relativa di un componente in un miscuglio è di solito espressa in percentuale. Quando il sistema, però, è formato da un unico componente si dice che è un materiale puro, il quale viene indicato con il termine sostanza. Di conseguenza, i singoli componenti dei miscugli sono proprio le sostanze e ciascuna sostanza è dotata di una composizione chimica definita e invariabile.

Alcuni tipi di miscugli omogenei liquidi sono chiamati soluzioni, formati da due o più componenti. Un componente è presente in quantità preponderante rispetto agli altri e viene detto solvente, mentre l'altro componente presente in quantità minore viene detto soluto. Generalmente, il solvente è un materiale liquido mentre, prima di sciogliersi, il soluto può essere in uno qualunque dei tre stati di aggregazione. Per caratterizzare in modo completo una soluzione, occorre conoscere una grandezza che si chiama concentrazione: essa esprime la composizione quantitativa del miscuglio omogeneo, cioè il rapporto tra quantità soluto e quantità di soluzione (o di solvente). Tale proprietà è indipendente dalla quantità di soluzione, quindi si parla di grandezza intensiva, cioè una grandezza, una proprietà che non dipende dalla massa e che si conserva anche se si dimezza o si raddoppia la massa stessa. Viene indicata, invece, con il termine grandezza estensiva, quella proprietà che dipende dalla massa e dal volume. La concentrazione di una soluzione, però, non può assumere qualunque valore, in quanto il soluto non si scioglie quando la soluzione ha raggiunto la massima concentrazione possibile ad una certa temperatura. In tal caso si parla di soluzione satura e la sostanza disciolta viene detta corpo di fondo.


Esempio corpo di fondo

















Fonte
Titolo: Chimica                    Autore: F. Bagatti, E. Corradi                       Casa Editrice: Zanichelli

domenica 8 marzo 2020

LA MATERIA E LA CHIMICA - New Allow

Provate a guardarvi intorno! Ci sono numerosissimi corpi e materiali che vi circondano,  da poter toccare, osservare o anche da percepire, come l'ossigeno nell'aria, invisibile ma cosi essenziale. Inoltre, uno stesso materiale può sembrare diverso a seconda del contesto in cui si trova, per il esempio il legno che è molto diverso in un albero rispetto a quello utilizzato nelle costruzioni. Ecco... la chimica si occupa di studiare le caratteristiche, le proprietà, la composizione e le trasformazioni della materia e dei vari materiale. Da questo definizione, bisogna precisare che con il termine materia si intende tutto ciò che possiede una certa massa e che occupa un certo volume. Il termine materiale, invece, viene utilizzato in associazione alle qualità della materia, suggerendo a volte di che cosa essa è costituita (esempio: il vetro è un materiale fragile, l'acciaio è un materiale molto resistente ecc.).
Per fare uno studio, è importante osservare con grande attenzione e con metodo scientifico ciò che si osserva. In particolare, è importante delimitare con precisione qual'è l'oggetto, la porzione di materia che si intende studiare. Per tanto, bisogna distinguere tra: sistema, termine che identifica la porzione di materia che è oggetto di studio e di osservazione, e ambiente, termine che identifica tutto ciò che non fa parte del sistema. 

Una prima classificazione della materia può essere fatta sulla base della loro consistenza. La materia, infatti, appare in diversi modi, i quali si suddividono in:

- Solidi: corpi caratterizzati da un volume ed una forma propria;













- Liquidi: corpi caratterizzati da un volume proprio ma non una forma, poiché i liquidi assumono la forma dello spazio in cui sono contenuti;







- Gassosi: definiti anche aeriformi, non hanno nè una forma nè un volume proprio.



Questo modo di apparire della materia prende il nome di stati di aggregazione e ve ne sono, dunque, tre: stato solido, liquido e gassoso (o aeriforme). Molti materiali sono sempre presenti nella stessa forma poiché lo stato di aggregazione non è una proprietà intrinseca della materia, ma dipende dalle condizioni in cui si trova, principalmente dalla temperatura. Un esempio è l'acqua, in uno stato liquido, che se introdotta in una zona a bassa temperatura, come il freezer, diventerà ghiaccio, quindi in uno stato solido, mentre se la si riscalda, passerà in uno stato gassoso. 
Le trasformazioni che cambiano lo stato di aggregazione di un materiale prendono il nome di passaggio di stato o cambiamenti di stato:

Passaggio di stato                                                     Nome
  • solido -------> liquido                                     Fusione                    
liquido ------> solido                                                Solidificazione
  • liquido ------> aeriforme                                Evaporazione o Ebollizione
aeriforme ----> liquido                                             Condensazione
  • solido --------> aeriforme                                Sublimazione
aeriforme ----> solido                                                Brinamento























Fonti
Titolo:Chimica                  Autori: F. Bagatti, E. Corradi                     Casa Editrice: Zanichelli